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Nàpoli, Ducato di.

Entità politica dell'Italia meridionale sviluppatasi dal VI al XII sec. Quando nel 553 i Bizantini si imposero sui Goti nella lotta per il dominio su Napoli e la costa, la città e il suo territorio vennero costituiti in provincia, sotto il comando di un dux (duca), cioè un governatore militare dipendente dall'esarca di Ravenna, e di un giudice, che esercitava il potere civile e dipendeva dal prefetto d'Italia. Davanti al pericolo rappresentato dalle mire espansionistiche dei Longobardi beneventani, cui il debole e lontano Governo di Bisanzio non era in grado di porre rimedio, si rese necessaria una maggiore autonomia della provincia, e per far fronte all'esigenza di rafforzare l'organizzazione interna, il duca finì per detenere entrambi i poteri. Fallito un primo tentativo di rendersi indipendente (616), il D. di N. passò nel 638 sotto il controllo dello stratega di Sicilia, che rappresentava la massima autorità militare bizantina nell'Italia meridionale, e quindi alla diretta dipendenza dell'imperatore (661). L'impossibilità da parte di Bisanzio di esercitare un controllo continuo e stringente, fece sì che il Ducato si rendesse di fatto autonomo. Questa condizione fu rivendicata anche formalmente dal duca-vescovo Stefano I, che nel 763, facendo atto di sottomissione al papa, cercò in lui un baluardo di difesa contro l'intenzione di Bisanzio di riunire in un solo tema i territori dell'Italia meridionale. Da allora il duca concentrò nelle sue mani i poteri militari, civili e anche religiosi, ricoprendo egli stesso (o attraverso un parente) la carica di vescovo. La nomina ducale era oggetto di lotte fra le principali famiglie, che non cessarono nemmeno quando, alla metà del IX sec., il Ducato divenne ereditario. Durante questo periodo ritornò con l'immigrazione bizantina la lingua greca, bilingue fu la popolazione e di rito latino e greco furono le chiese e i monasteri. Nell'VIII sec. nel D. di N. si erano già sviluppati i centri autonomi di Gaeta e di Amalfi, oltre che le città di Napoli, Cuma, Pozzuoli e Sorrento. Dovendo a più riprese difendersi da Longobardi e Saraceni, i milites (i capi dell'esercito) ebbero più dei proprietari fondiari un ruolo egemone nella società del Ducato e della città. Dall'822 all'836 ci furono cinque assedi da parte dei Longobardi di Benevento e nell'812 i Saraceni devastarono Ponza e Ischia, moltiplicando negli anni successivi le loro incursioni sulle coste campane e laziali. Il D. di N. dovette allestire una flotta, che a Ostia (849), sotto il comando del console Casario, secondogenito del duca Sergio I, sconfisse i Saraceni liberando Roma dalla loro minaccia. Con Sergio I, vincitore dei musulmani, il D. di N. divenne ereditario. Le guerre provocarono, tuttavia, la perdita di Amalfi, Gaeta e della stessa Sorrento; nella seconda metà del X sec., oltre a parare le ricorrenti minacce longobarde e bizantine, il D. di N. dovette venire a patti anche con gli Ottoni. Ma la sua dissoluzione avvenne ad opera dei Normanni, che venivano impiegati come mercenari dai vari Principati meridionali, ricevendone in compenso numerosi territori finché, nel complesso groviglio di lotte e alleanze, non si costituirono quale nuova potenza del Mezzogiorno. Il duca Sergio IV (1003-34), spodestato da Pandolfo IV, principe longobardo di Capua, chiamò in aiuto il normanno Rainolfo Drengot, che aveva sposato una sua sorella vedova. Riconquistato il D. di N., dovette concedere a Rainolfo la contea di Aversa (1030). A Sergio IV viene attribuito un famoso pactum con i nobili napoletani (la cui datazione rimane incerta e discussa) in cui il duca si obbliga a rispettare la vita, gli averi, la libertà personale e il commercio dei sudditi. Nella seconda metà dell'XI sec. il D. di N. volse alla fine. L'azione di conquista degli Altavilla aveva eroso progressivamente il territorio del Ducato, conquistando Salerno e spingendosi al punto di assediare Napoli (1077-78). Nel 1130, Ruggero, divenuto re di Sicilia, accampò diritti sulla città, derivatigli da Drengot. Nel 1137 Napoli sostenne un altro assedio, interrotto dall'intervento dell'imperatore Lotario. Ma, partito l'esercito tedesco, il duca Sergio VII fu costretto, pur di salvare la città, a sottomettersi a re Ruggero che ebbe così il dominio dell'intero D. di N. Napoli si resse per qualche tempo a Repubblica autonoma. Ma quando, nel 1139, Innocenzo II, alleato dei Napoletani, cadde prigioniero a Galluccio sul Garigliano, una deputazione si recò a Benevento e consegnò al re vincitore le chiavi della città che divenne così parte della Monarchia normanna.